La Repubblica – Naturale o frizzante, ma esosa. Il lusso in un bicchiere d’acqua
Facile come bere un bicchiere d’acqua. Niente di più falso. Soprattutto se all’acqua di attribuiscono le stesse proprietà possedute da un abito firmato, da un appartamento in pieno centro storico.
Dimmi che acqua bevi e mi svelerai il tuo patrimonio. Perché non c’è lusso più sfacciato di quello che si applica ad un bene comune di uso imprescindibile, vitale più del cibo. E attribuirgli un valore economico fuori asse. Ecco perché sa di lusso solo il fatto di averla in carta come il vino, piegata agli stessi abbinamenti: acqua frizzante da sposare a pesci e carni grasse, liscia con carni bianche e verdure.
La scegli al ristorante con proposte variabili nel prezzo, suggerita dalla nuova figura dell’idrosommelier, chiamato a consigliare il cliente sulla scelta ottimale dopo averlo invitato al migliore water tasting possibile. Antesignano e dunque maestro del genere quel Martin Riese diventato una celebrità nell’assaggio dell’acqua. In Italia non si batte Stefania Santini Simoncelli alla quale si deve il progetto “Water like Wine”, promossa da un’altra eccellenza, ancora nostrana, acqua Filette, tra le più pure al mondo, acqua ufficiale di Palazzo Chigi in tutte e tre le sue declinazioni, in cima alle preferenze di chef del calibro di Heinz Beck e Davide Oldani. E a proposito di Beck, il grande chef stellato è stato il primo in Italia a inserire nel suo ristorante, La Pergola di Roma, la carta delle acque. E ce ne sono per ogni gusto.
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